Jhumpa Lahiri viene da più altrove linguistici: il bengalese dei suoi genitori, parlato in famiglia, ma da lei non letto né scritto, e l’inglese della sua nascita (Londra) e della sua formazione (gli Stati Uniti dove si è trasferita già a due anni).
Nel 1994, in un viaggio a Firenze con la sorella, per vedere quell’architettura del Rinascimento studiata a Boston, avviene il “colpo di fulmine”: l’innamoramento per l’affascinante sonorità della lingua italiana. Inizia di qui un azzardato, difficile percorso verso e dentro una lingua scelta e amata in piena autonomia: una lingua e una cultura d’adozione che forma, insieme alla lingua “matrigna”, l’inglese, e alla lingua delle origini, il bengalese, un lato del suo triangolo multietnico.
Se come scrittrice in lingua inglese Jhumpa Lahiri ha già ottenuto prestigiosi riconoscimenti tra i quali il Premio Pulitzer e il PEN/Hemingway Award, siamo felici di premiare qui oggi il suo esordio in lingua italiana con questo libro di forte lirismo, In altre parole, edito nel 2015 da Guanda: un atto d’amore, commosso e coinvolgente, non solo verso la nostra lingua ma ancor più verso la nostra tradizione letteraria in cui si è immersa con slancio appassionato, riemergendone con un suo nuovo stile, del tutto diverso dalle sue opere in inglese.